LA VOCE DEL CUORE “ANCORA VERSI”

RINGRAZIAMENTO

    Ringrazio vivamente tutti coloro che hanno voluto che pubblicassi ne 50° compleanno i mie versi… “Sgorgati dal cuore”.

    Particolarmente viva è la riconoscenza: al Prof. Francesco Faragò che ha curato la prefazione, al dott. Vincenzo Tarantino che ha relazionato sul mio modesto lavoro, al mio Primario dott. Mario Apollini e al dott. Vittorio Focarelli per i loro preziosi suggerimenti.

    infine un grazie all’amico Alfio Riccelli che ha predisposto il servizio fotografico ed a Tonino Rotundo che ha dattiloscritto il lavoro.

S.C.

 PRESENTAZIONE

    Saverio Capicotto è un pentonese estroso e dinamico, un romantico d’altri tempi dal cuore e dall’animo appassionato.

    I tempi oscuri che attraversiamo non hanno distrutto in lui la carica di ottimismo, non hanno spento sentimenti nobili e antichi che egli vorrebbe veder rivivere, consapevole che soltanto da un ritorno delle buone tradizioni di un tempo le vicende degli uomini potrebbero volgersi in maniera più accettabile.

    Nato nel 1939 da una modesta famigli nella quale erano vivi e operanti i sentimenti di onestà e laboriosità, il Capicotto visse nella sua fanciullezza i tragici momenti della seconda guerra mondiale che non mancarono di turbare anche la tranquilla vita di Pentone.  

    Quando il nostro Saverio ama ricordare quegli anni lontani, racconta con compiacenza la sua disinvolta partecipazione, già a soli quattro anni, alle scenette teatrali che si organizzavano nella scuola materna e poi in quella elementare: indizi del suo carattere libero e spigliato che ha mantenuto fino ad oggi.

    Nel 1968, dopo varie esperienze di lavoro, fu assunto quale infermiere all’Ospedale “Pegliese” di Catanzaro dove svolse e svolge il suo lavoro con alto senso di umanità e con ammirevole amore tanto da conquistarsi la stima dei dirigenti e il riconoscente affetto dei malati.

    Dal matrimonio con Franca Pugliese nel 1970, ebbe tre bambine, Maria Concetta, Guglielmina e Paola.

    Dal 1970 ebbe varie cariche pubbliche che gli disimpegnò con scrupolo e dedizione assoluta, sempre col pensiero al bene del popolo e al miglioramento morale e materiale della sua Pentone.

    Fu per vari anni Priore dell’antica e venerabile Arciconfraternita del SS. Rosario: al suo lustro e decoro profuse un opera intelligente e ricca di frutti.

    Sempre primo nel rivendicare glorie e ricordi pentonesi, il nostro Saverio mantiene viva la tradizione del Presepio che in ogni Natale allestisce in casa sua con la stessa passione devota e con lo stesso gusto che vi metteva il padre, iniziatore di questa cara e bella tradizione. Per questa sua attività Saverio ha, dai suoi compaesani, ogni anno affettuosi riconoscimenti e unanimi consensi.

    Nel Natale del 1981 gli amici di Pentone offrirono al nostro Saverio una coppa ricordo con questa motivazione: <<Per Saverio il Presepe è una tradizione. Iniziò il padre 50 anni fa, oggi lui continua. Gli amici – Natale 1981 – >>.

    Recentemente il Capicotto si è fatto promotore di due importanti iniziative delle quali c’è ancora l’eco in Pentone: ha collaborato attivamente col prof. Faragò per la compilazione di un interessante lavoro dal titolo: “Pentone: fatti, uomini, tradizioni” ed è poi diventato autore in proprio pubblicando una monografia dal titolo: “Pentone. Cronache, poesie, proverbi, e modi di dire”.

    Questi due lavori, la collaborazione al primo e la compilazione del secondo dimostrano  con evidenza l’affetto che il Capicotto mette nel rievocare e mantenere vive le tradizioni pentonesi.

    La professoressa Maria Perricelli, presentando al pubblico il secondo lavoro, ebbe a dire con giustezza di osservazione: <<Rimpiangere l’autore quell’antica comunità che viveva in modo più arcaico ma, secondo lui, con più sincerità e profondità di rappori umani. Io pnso che, al di là dei meriti intrinseci del libretto, che certo non può essere definito storico ma una gradevole raccolta di cose passate, il pregio  maggiore è quello di riportare alla memoria dei giovani il tempo che fu e di far rivivere alle persone più anziane un tuffo nel loro passato.>>

    Altri relatori nella cerimonia della presentazione del libro, il 15 dicembre dello scorso anno, seppero cogliere con verità i motivi profondi che hanno animato il nostro Saverio nella stesura di pagine che resteranno testimonianza di affetto per Pentone e la sua gente.

    Delineata la figura e l’attività del Capicotto ci resta di dire qualche parola sui versi che qui si presentano.

    Saverio è un poeta estemporaneo che si ispira, ancora una volta, ai sentimenti e ai ricordi.

   In “Pentone nella notte” c’è l’estetica ammirazione del paese addormentato: il poeta veglia nella pace notturna che tutto avvolge si sente ancora di più legato ai luoghi, alle strade, alle cose della sua Pentone: in “angelo bianco” c’è una visione di sogno che dilegua lasciando nell’animo tanta nostalgia; simpatici versi quelli che dedica “A Paola, la mia biondina”; commoventi quelli dal titolo “Preghiera” rivolti alla madre morta e al ricordo di affetti ormai dileguati e lontani.

    Una pagina di simpatia rievocazione è quella in dialetto sulla domenica della Modonna di Termine nella quale Capicotto si fa minuzioso e partecipe descrittore della festa di Termine tanto cara al cuore dei Pentonesi.

    Al nostro Saverio è toccato un ambito riconoscimento: alcune sue composizioni sono state selezionate ed inserite nel volume: la poesia “Calabrese contemporanea” a cura del prof. Cesare Mulè e pubblicato dall’editore Ursini di Catanzaro.

    Chi conosce Saverio Capicotto leggerà con piacere questi versi i quali, se mancano dei pregi artistici hanno il dono della sincerità e della spontanietà.

FRANCESCO FARAGO’

UNA VOCE NOSTALGICA

    Ritorna ancora, in questa raccolta di versi, quel desiderio che ha ispirato altri componimenti dell’amico Capicotto: la sua insaziabile voglia di “cantare”, con animo sempre commosso e sincero e con semplicità di stile, sentimenti con i quali Egli sembra aver ormai stabilito un legame costante: il ricordo struggente delle giovinezza, intensa come età della “purezza” (“Profumo di donna”), ovvero la memoria di persone e cose di un tempo lontano “A mamma e papà”, “Natale”, “L’amico scomparso”, e, ancora la esaltazione della stessa Natura, che, nel Capicotto, non resta inanimata, bensì sembra caricarsi di significati esistenziali “Pettirosso”, “Il Castagno”, “Noi siamo”..

    C’è un sottile tormento che spinge l’Autore a ricercare una propria identità col passato e con tutto ciò di “vero” esso nasconde.

    Ma, anche quando la sua mente si rivolge al presente, il tormento riappare, perchè l’Autore immagina il presente già passato ed allora, inevitabilmente, il suo canto veste di malinconia!

    Ora proprio questo apparente “pessimismo”, questa presa di coscienza della caducità delle cose, questa incorreggibile “nostalgia” sono essi stessi “sentimento”, che l’Autore non pretende di vincolare all’estetica della parola, bensì innalza a “Pensiero”, “Speranza”, “Amore”!

    Concetti e sentimenti che solo un animo particolarmente sensibile e partecipe, tutto teso alla ricerca di ciò che v’è di più autentico nella vita, poteva cosi sinceramente nobilitare!

VINCENZO MARINO

Il lettore non esigerà dal compositore di tale opera alcuna pretesa letteraria, essendo questi un autodidatta che intende offrire ad amici e parenti tutti poveri versi, sgorgati dal suo cuore generoso, affinché non venga dimenticato lungo il percorso sugli aspri sentieri di questo mondo.

COMPONIMENTI

Nuovi componimenti, sono stati ispirati all’Autore della “Voce del cuore” nell’arco del tempo 1988 – 2002.

Essi sono:

…La natura

…Il paese

…L’amore

…L’uomo

…La famiglia

Passiamo brevemente a descriverli:

Il primo;

La natura devastata dalla calamità naturali, dalle mani dell’uomo, dalla trasformazione delle quattro stagioni.

Il secondo;

Il paese ha perso lo splendore di allora e si attende un dolce risveglio.

Il terzo;

L’amore, non più sentimenti, romanticismo. musicalità.

Il quarto;

L’uomo ha perso i valori della sua originalità, delle sue funzioni.

Il quinto;

La famiglia, lacerazione continua senza possibilità di riappacificazione nell’ambito del focolaio domestico.

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