La chiesa Parrocchiale di Pentone

Non abbiamo alcun dato che ci permetta di stabilire con precisione quando fu costruita la Chiesa Parrocchiale. Una indicazione si potrebbe, forse trarre dal fatto che la Chiesa fu dedicata a S. Nicola, Vescovo di rito Greco, e non ala SS. Vergine del Rosario, la Madonna dei domenicani, che è protettrice di Pentone, e neppure a S. Vincenzo Ferreri, domenicano, che è compatrono.

Dopo un periodo latino, durante il quale in Calabria furono fondati parecchi monastero benedettini, si ebbe una straordinaria fioritura di monasteri greci. I brasiliani nell’VIII secolo, per sfuggire alla persecuzione iconoclasta, si trapiantarono nei pressi delle nostre montagne, e le loro comunità presto crebbero sia per l’affluenza dei monaci, cacciati dalla Sicilia dai Saraceni, sia per l’impulso dato all’ordine dal Santo brasiliano calabrese S. Nilo da Rossano.

La loro influenza cominciò a declinare solo nella seconda metà dell’XI secolo con l’occupazione normanna. I normanni, impadronitisi della Calabria, posero ogni cura per ricondurre le Chiese calabresi al rito latino. Nel 1080 preposero il Vescovo latino a Reggio, nel 1090 a Cerenzia, nel 1094 a Troppa, nel 1096 a Squillace, ecc. L’impresa, però, non riuscì facile. Il ritiro greco nei dintorni di Catanzaro (Tiriolo, Amato, Cropani, Simeri, Taverna) si conservò a lungo. Nella stessa Catanzaro, dopo la erezione della nuova diocesi del rito latino, rimase fino al secolo XIV una comunità greca, tanto importante da avere il proprio notaio e il proprio protopapa. E a Taverna, come anche a Stillo e a Caulonia, poterono sussistere, per qualche tempo, corepiscopi greci con autorità puramente personale.

Con la restaurazione latina, presero piede in Calabria i Domenicani.nel 1241, per concessione di Gregorio IX, costruirono il loro primo convento presso la Chiesa di S. Matteo a Cosenza, ed in seguito, nel periodo di maggiore floridezza dell’ordine, ebbero fino a sessanta conventi, tra cui il più rinomato fu quello di Soriano.

In base a queste sicure notizie storiche si può ritenere che la Chiesa di Pentone sua stata dedicata al santo vescovo greco durante il periodo brasiliano, prima che le Chiese di Calabria fossero restituite al rito latino, cioè prima del 400.

L’ipotesi è avvalorata anche dal fatto che nelle vicinanze di Pentone, durante il periodo basiliano non solo furono dedicate altre chiese al nostro Protettore, ma al Suo nome furono intitolate anche alcuni paesi: Savuci, fondato intorno al 1000, fu chiamato S. Nicolò di Sabuzio ed un altro villaggio di Taverna, fondato nella stessa epoca, fu chiamato S. Nicolò di Bucisano.

D’altra parte è logico ammettere che la SS. Vergine del Rosario e S. Vincenzo Ferreri, venerati con particolare devozione dai Domenicani, siano stati proclamati rispettivamente Patrona e Compatrono per interessamento dei religiosi. In quanto all’epoca, dobbiamo tenere presente che S. Vincenzo Ferreri fu canonizzato da Callisto III nel 1455 e che la festa del Rosario fu istituita da Gregorio XIII nel 1573.

Si tratta di semplici ipotesi. Con certezza sappiamo che la Parrocchia di S. Nicola già esisteva nei primi anni del 600. E’ documentato da una pergamena che si trova nell’oratorio della Congrega del SS. Rosario.

Riferiamo quanto nel documento ci può interessare:

Noi Fra Raffaele Rifoz, Vescovo titolare di Barcellona e Vicario Generale di tutto l’Ordine dei predicatori, ai lettori delle presenti lettere salute sempiterna nel Signore… Voi dilettissimi e devotissimi cristiani fedeli del Paese Di Pentone della Diocesi di Catanzaro… avete incessantemente chiesto a Noi per interposta persona dell’Ill.mo Signor. Marcello De Rosis… la facoltà di istituire ed ordinare nella chiesa Parrocchiale e Matrice di S. Nicola di codesto luogo la Confraternita del Salterio ossia Rosario sotto l’invocazione della Beta Vergine Maria e di fondare ed innalzare il Suo altare e la Sua Cappella…. Accogliendo i vostri voti e le pie petizioni, per l’Autorità Apostolica a Noi Concessa… Concediamo licenza e facoltà di istituire la detta Confraternita…. Ammoniamo che nella stessa Cappella la prima domenica del mese di ottobre si deve celebrare la festa dello stesso SS. Rosario, secondo il decreto e il monito di Gregorio Papa XIII… in rendimento di grazia per la passata memorabile vittoria sui Turchi…. Eleggiamo cappellano della Confraternita il Rev. Don Tommaso Trapasso, moderatore e rettore di detta Chiesa e dopo di lui i successori… Data a Roma nel nostro convento di S. Maria sopra Minerva il giorno 1° del mese di febbraio dell’anno 1619.

Grande è stato sempre l’attaccamento dei fedeli di Pentone alla “Congregazione laicale del SS. Rosario” per la quale fu costruito adatto oratorio.

Il 2 aprile 1769 il Priore, gli uffiziali e i fratelli umilmente supplicarono, chiesero alla Maestà del Re di voler roborare con Regio Assenso e Beneplacito le regole che avevano formato per il ben governo della Congregazione. La petizione fu compilata notaio Cortese di Fossato e fu sottoscritta dal Priore Francesco Colao, dal Segretario e Cancelliere della Congregazione Sabastiano Capilupi e da 74 fratelli, fra i quali il Mag.co Arcangelo Lobello e il Mag.co Giovambattista Lobello.

Il cappellano Niccolò, Vescovo di Pozzuolo, dopo aver maturamente considerato il tenore delle regole, ed aver sentito il parere di D. Stefano Patrizzi, consulte del Regno di Sicilia, il 31.05.1769 fece presente al Re che poteva degnarsi concedere su dette Regole il Suo Reale Assenso con farle spedire Privilegio in forma Regalis Camerae Sanctae Clarae. E Ferdinando IV, il 30.06.1769, firmò il Decreto che conclude: Nos pentitionibus tam juxtis et pijs libenter annuentes… preinserta capitula… confirmamus,acceptamus… Privilegium fieri facimus magno nostrum negotiarum Sigillo pendente minitum.

Da alcuni documenti amministrativi risulta che nel 1700 dentro la parrocchia di Pentone era eretta anche la Cappella del Purgatorio di cui furono Procuratori Giuseppe Marino (1759-1762), Carlo Pugliese (1762-1764), Giuseppe Marino (1764-1765), Salvatore Marino, (1765-1771), Vitaliano De Laurenzi, (1771-1795 e censuari gli eredi Giovanni De Laurenzi, gli eredi di Tommaso Rubino, Don Nicola Perricelli, Don Santo Lamanna, Margherita Citriniti e Beatrice Rodino.

In seguito questa Cappella del Purgatorio fu sostituita dal Pio Monte, e la nuova istituzione ebbe come Procuratori Nicola De Laurenzi dal 1794 al 1803 e Agostino Marino dal 1803 al 1820. Il 30.07.1798 furono incombenzati, in pubblico colloquio tenuto conti del Procuratore del Monte il Dr. Fis.co Luigi Capilupi e il Not. Samuele Colao.

Il 15 agosto 1846 il Pio Monte dietro deliberazione dei fratelli venne incorporato nella Congregazione del SS. Rosario. Ecco quanto fu stabilito: …in essa Congregazione di debba mettere il Pio Monte dei Morti al quale devoti fratelli, che vorranno corrispondere un grano al mese, possono avere di suffragio, dopo la loro morte, dieci messe piane e una cantata… Dell’avanzo annuale se ne facci moltiplico affinché col progresso del tempo si possa stabilire una somma di denaro quale si debba applicare alla compra di tanto grano che si debba ritenere per comodo del pubblico affin di non soggiacere a carestia, quale grano si debba conservare dal Procuratore di detto Monte….

Alla Fine del 700 esistevano altre Cappelle, come si può desumere da quanto il marchese di Fuscaldo scrisse nel 1799: Pentone, questo casale, contiene circa 1120 anime governate da un Parroco le cui rendite composta da beni parrocchiali e di beni della Chiesa ascendono ad annui ducati 39,67. Vi esistono le Cappelle del Carmine, di Santa Barbara, di S. Anna, di S. Giuseppe, di S. Antonio di Padova, di S. Michele, dell’immacolata col Pio Monte ed in tutto hanno rendita di circa ducati 33. Vi esiste inoltre una Economia Curata la quale, secondo la liquidazione di Cassa Sacra, tiene rendite maggiori.

Da ricerche eseguite dal Can. Don. Mario Malarico presso l’Archivio di Stato di Catanzaro (Vol. 47) risulta che nel 1790 la posizione delle Chiese de Casale di Pentone era la seguente:

La Chiesa rurale di Santa Maria delle Grazie possedeva beni bullari ed enfiteutici vari ed i seguenti corpi stabili: orticello con pezzetto di terra, tomolate 5; Ziparello o Furdo, tomolate 16; Timpone della Cona tomolate 7; Puzzo un quarto di tomolata; Acqua di Pantelleria, un quarto di tomolata; due gelsi neri dentro la vigna Caratella di Don. Carlo Poerio di Taverna; Curia di Liserà, mezza tomolata.

La Chiesa di Santa Barbara era in possesso di censi bulbari e dei corpi stabili in demanio: Mellicario, mezzo mondello; Soveritello, mezza tomolata; Frigonissa, piccolo pezzetto di terra: Cerasia, 7 tomolate; Petrara un mondello; una casa.

Alla Congregazione o Pio Monte del Rosario appartenevano Cona di Massaro; Rupa, mezzo mondello; Rao, due tomolate; Valle Scura tomolate una e mezza; Callea due mondelli; Populo mezza tomolata.

La Cappella del Carmine, era eretta nella Chiesa Parrocchiale di Pentone, teneva in proprietà Liserà, mezza tomolata; un gelso nero nella vigna di Domenico Pugliese; due gelsi neri nello stabile di Giuseppe Colao.

La Cappella della Immacolata possedeva so corpo stabile: Populo.

La Cappella di S. Anna, di S. Antonio di Padova, di S. Michele Arcangelo, tutte erette dentro la chiesa Parrocchiale, possedevano solo censi bullari.

Sembra però che le rendite dei parroci fossero piuttosto scarse. Nel 1802 l’Arciprete Capilupi fece presente alla Curia: quantunque il sudetto peso (l’obbligo di pagare una certa somma al sacerdote incaricato di celebrare la Messa nella Chiesa delle Trache) mi si impose sull’idea che le rendite proprio della Parrocchia fossero in annui D. 39, pure secondo la consegna fatta dal Reg. Economo, si è rivelata essa rendita diminuita di annui D.16.

Dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna la situazione sia rimane sempre critica. Nel 1864, infatti, l’Arciprete De Laurenzi indirizzò ad Antonio Greco, Deputato di Catanzaro al primo Parlamento Italiano, a Torino, una accurate lettera nella quale fece presente che godeva, della tenuissima congrua di solo lire 180 annue, senza decimo o provento alcuno.

Nell’800 non si parlò più di Cappelle ma di Procure. Significativa è la notificazione dell’Arciprete De Laurenzi del 6 giugno 1858: noi Arciprete… ordiniamo che tutte le festività che si celebrano in questa Chiesa seguano l’ordine seguente…. si dovranno fare solo quattro processioni annue, eccetto quella del Protettore, della Protettrice e di M.SS.ma delle Grazie le quali resteranno fisse giusto il solito…. Per questo nuovo anno avranno luogo… col permesso dell’Eccellentissimo Monsignore, le processioni di S. Antonio di Padova, di Maria SS. Addolorata, di S. Michele Arcangelo, e del SS.mo Nome di Gesù…. Il susseguente anno: S. Giuseppe, S. Anna, S. Filomena e M. SS.ma Immacolata. E così si seguirà per turnum. Quante volte piacerà ai signori Procuratori, in luogo delle suddette processioni, fare la novena e la corrispondente festa di Chiesa, sarà permesso.

* * *

La nostra Chiesa è composta di un’ampia navata centrale e di sue navate laterali con cinque cappelle. Le cappelle della navata di destra, entrano per la porta maggiore, sono dedicate alla Vergine Addolorata, a S. Nicola e al Cristo Risorto, quelle della navata di sinistra alla Vergine Immacolata ed alla Madonna dell Grazie.

Dalla Cappella del Cristo Risorto, che fino al 1938 era dedicata alla Vergine del Rosario, si passa all’Oratorio della Congregazione, mentre dalla cappella delle Grazie si giunge alla sagrestia alla quale si può accedere anche dal presbiterio (Cornu evangelii).

L’altare maggiore, sormontato da un baldacchino di stile gotico, è eretto nell’abside. Sull’entrata sella porta grande, di fronte all’altare maggiore, si può ammirare la tribuna dell’organo che è sostenuta da due colonne. Fra la Cappella dell’Immacolata e quella delle Grazie si apre la porta laterale della Chiesa.

Sottostante alla sagrestia si trova un ampio magazzino, sopra la sagrestia un quartierino che comunica per mezzo di un cavalcavia, costruito nel 1910, con la casa canonica (fino al 1910 casa comunale).

Da un vecchia memoria, in mio possesso, riferisco i seguenti interessanti appunti di cronaca pentonese che riguardano la Chiesa:

1. 1769 – 30 gennaio alle ore 23 e mezza (mezzora prima del tramonto) nel mentre la popolazione era nella Chiesa cadde un fulmine nel campanile, rompette la sommità di questo campanile, quindi entrò nella Chiesa e tutti cascarono a terre sette persone furono ferite e quindi rompette tutte le vetrate.

2. 1783 – dal 5 febbraio fino al 28 febbraio durò un terremoto che distrusse il paese e Chiesa.

3. 1812 – 11 luglio cadde un fulmine nella Chiesa e propriamente nel finestrone, distrusse tutte le vetrate, fette 200 ducati di danni.

Un terzo fulmine colpi la Chiesa, se non erro nel 1904 e produsse danno alla statua di S. Francesco.

Senza dubbio il paese e la Chiesa, rimasero distrutti o gravemente danneggiati nel terribile disastro del 1783 che, con le numerose repliche, causò danni ingenti in tutta la provincia. Il Vescovo di Catanzaro, per i gravi danni subiti dal Duomo, fu costretto ad officiare col Capitolo prima in una Chiesetta del rione Baracche e in un secondo tempo fino 1833, nella Chiesa Dell’Immacolata. Si può ritenere, quindi che la nostra chiesa sia stata restaurata o addirittura ricostruita dopo il grave moto tellurico del 1783, anche perché la facciata frontale presenta elementi di tardo barocco e di neoclassico i quali inducono ad ammettere, appunto, una ricostruzione verso la fine del 1700.

Nel 1751 S.S. Benedetto XIV, con Apostolico Registro dato a Castel Gandolfo, volle speciali dono illustrare l’altare maggiore della Chisa S. Nicolae Ep. Casalis Pentoni, concedendo particolari indulgenze alle anime per le quali fossero celebrate messe “ad ipsum altare”, nell’ottava dei morti e in due giorni di qualsiasi settimana stabiliti dal Vescovo. Il privilegio era valevole per sette anni. Un Rescritto con gli stessi privilegi sarà concesso, nella Basilica di S. Maria Maggiore, da Pio. VII il 23.02.1828 per l’altare del SS. Rosario.

Il locale, situato sotto la sagrestia, negli ultimi anni del 700 fu adibito a tappeto d’olio ma poiché i lumeggi ed altro recavano notevole disturbo alla troppo vicina Chiesa si pensò di usarlo come magazzino d’olio. Quando le truppe napoleoniche (1799 – 1815) si riversarono nella nostra regione, il paese fu incendiato, la Chiesa servì per ricetto delle truppe e il magazzino fu adoperato per corpo di guardia. Dopo il triste periodo dell’occupazione francese si posi in essere il Monte Frumentario, e il Sindaco Don Luigi Capilupi adottò il magazzino per uso grano e con biglietto obbligatorio si rese pigionante all’Arciprete 1° in tomola 3 grano e poi in ducati 6.

Dopo alterne vicende, nel 1830, il Decurionato, stignato da malevoli, pretendeva che il magazzino fusse di pertinenza della comune, ma l’Arciprete Don Antonio De Laurenzi protestò energicamente presso l’Intendente e Comandante De Liguoro e fece valere i diritti della Chiesa.

Nel 1831 Don Raffaele Capilupi provvide all’acquisto dell’organo e, probabilmente, anche alla costruzione della relativa tribuna col danaro lasciato (a tale scopo) dallo zio. Vivissimo fu l’interessamento del Vescovo Mons. Matteo Franco, che nella S. Visita del 29 ottobre 1830 aveva sollecitato l’ottima iniziativa ritenendo l’organo cotanto necessario per la decenza della Sacre Eccl. Funzioni.

Il 10 maggio 1836, con rispettabile foglio, 2 Ufficio 1° carico, l’Intendente della Provincia autorizzò l’Arciprete Antonio De Laurenzi a i lavori della Chiesa Parrocchiale e proprio al campanile. L’espressione piuttosto generica non specifica l’entità dei lavori. Sembra che l’antico campanile fosse di modeste dimensioni e a cuspide come appare in una vecchia tela che raffigura Pentone.

Con certezza sappiamo soltanto che la campana, dedicata a Sancta Maria Mater Gratiarum, venne fusa nel 1822, “opus S. Provenzano Curtalensis”, mentre l’anno successivo venne sistemata la campana grande, “sumptibus universitatis pentonen, et propter cooperationem Angeli Tarantino et Raphaelis Capilupo”. Entrambe sono ancora in ottimo stato.

L’attuale campanile, che si eleva massiccio e quadrato sul paese, fu realizzato dietro l’opera dinamica dell’Arciprete Don Vincenzo De Laurenzi, ed è interessante saper che il materiale necessario per la costruzione fu portato sul posto non dagli operai, ma dai fedeli, anzi le gentildonne fecero a gara per meglio disimpegnare il gravoso ed insolito lavoro. La torre campanaria fu dotata anche di un ottimo orologio e, nel 1875, fu provvista di un’altra campana, la S. Nicola, fusa da Andrea Conforti da Roglilano a spese del Comune e a cura del Sindaco G. Marini di Nicola e degli assessori S. Fava e P. Nicola.

La scala, per la quale si accede alla porta maggiore, era a rampe convesse, a ferro di cavallo e anche questo motivo architettonico induce a pensare che la Chiesa sia stata ricostruita nel 1700.

L’Arciprete De Laurenzi pensò di demolire lo scalone ingombrante e antiestetico e di sostituirlo con le attuali rampe; inoltre sopraelevò la sagrestia del citato quartierino, dove furono accolte per molti anni (1855 – 1909) le scuole comunali, costruì l’attuale altare maggiore, meno il baldacchino, recinse il presbiterio di una balaustra di stucco, restaurò con nuovi intonachi la navata centrale e le cappelle e infine rifece in legno tutto il soffitto. L’esecuzione di quest’ultimo lavoro fu affidato al valente Mastro Gioacchino Tarantino, mentre la parte decorativa fu curata da un altro pentonese, da Mastro Michele Capicotto.

Nel 1890 per rigorosissimi ordini ministeriali vennero interrate ed impiombate le grotte mortuarie, che erano nei sotterranei della Chiesa. La ostilità del popolo verso i nuovi sistemi di seppellimento fuori delle Chiese e lungo l’abitato aveva privato Pentone di un sacro luogo che accogliesse i nostri cari morti. Il 07.04.1890, lunedì dopo Pasqua, giorno memorando per il paese, fu benedetto il cimitero provvisorio a Cama e vifu sepolto, per primo, Giacinto Colao, alias Cassarola, morto la sera di sabato santo, a due ore di notte, di morte repentina. Alla mesta funzione parteciparono il Sindaco con tutto il Corpo Municipale, la Stazione dei Carabinieri, l’intera Fratellanza, tutti i magnati, l’intero popolo ed il clero.

La via Roma, che porta alla Chiesa, era fino al 1894 uno sterrato scosceso chiamato Supra i Merguli. La definitiva sistemazione si deve al Sindaco Don Gaetano Capilupi. Sotto la sua Amministrazione furono costruiti la gradinata che unisce Via Umberto a Via Roma, e il terrapieno con lungo muro di sostegno che fino a qualche anno fa era sormontato da una ringhiera di ferro battuto, interrotta, a tratti, da sedili di pietra verde di Gimigliano.

La denominazione Supra i Merguli, che è rimasta sino ai nostri giorni, e la configurazione del luogo inducono a pensare che la Chiesa e il sagrato fossero un tempo sostenuti da un muro merlato. Senza dubbio la parte del paese che si estende sotto i merguli e a destra della Chiesa può ritenersi antica, mentre la parte che si estende a sinistra nel rione denominato Giardino, dagli orti ivi esistenti fino a circa un secolo fa è relativamente recente.

Nei primi anni del 900 i Pentonesi, auspice lo Arciprete Don Gaetano De Laurenzi, vollero rendere più bella, maggiormente estetica la loro unica Chiesa.

Prese l’iniziativa il Sac. Don Salvatore Mazzuca, allora economo, che molto si adoperò per reperire i fondi necessari per i lavori di restauro e di abbellimento, la cui esecuzione fu affidata al pittore-decoratore calabrese Bernardo Pignataro.

Sull’altare maggiore fu costruito l’artistico baldacchino in stile gotico,, rivestito completamente di oro zeccino. L’oro fo offerto generosamente e con entusiasmo dalle donne di Pentone, mentre la maggior parte della spesa fu sostenuta dal Barone Don Lorenzo Zinzi di Catanzaro, devotissimo della Madonna di Termine.

La navata mediana e le cappelle laterali vennero restaurate con nuovi stucchi e nuovi ornamenti architettonici e vennero decorate con pregevoli dorature. Don Vitaliano Capilupi, indimenticabile figura di sacerdote, di educatore e di cittadino, sostenne le spese per la cappella dell’Addolorata; il Sindaco Don Giuseppe Marini, nella cui distinta famiglia è tradizione la devozione per la SS. Vergine Immacolata; realizzo il restauro della Cappella dell’Immacolata; per la cappella di S. Nicola si adoperò il Sig. Giuseppe Colao, attaccatissimo al culto del Protettore, mentre per la cappella delle Grazie e per quella del SS. Rosario intervennero l’Arciprete Don Gaetano De Laurenzi e la Confraternita. L’Arciprete De Laurenzi, inoltre, costruì a sue spese anche l’intero pavimento in cemento, i banchi e la balaustrata del presbiterio in ferro, e con la somma di £. 6.800 stanziata dal Governo, grazie all’interessamento dell’On. Colosimo, pensò ai restauri della navata media.

Il pulpito fu ideato e costruito da Mastro Gioacchino Tarantino

La Confraternita del Rosario, dietro la solerte giuda del Priore, Sig. Filippo Rubino, abbellì con pregevoli stucchi e con dipinti l’Oratorio, lo adornò anche di un magnifico altare in marmo, e infine fece costruire davanti all’altare un coro di ottima fattura per i confratelli.

Tutti i Pentonesi con entusiasmo e con fede contribuirono alla realizzazione della nostra Chiesa di cui oggi vanno orgogliosi e che può giustamente ritenersi una delle più belle Diocesi.

In seguito si ebbero altri abbellimenti ed ammodernamenti. Nel 1929 l’Arciprete Mazzuca dotò il Tempio di un impianto elettrico che permette di godere una sfarzosa illuminazione. Intorno al 1938 la Confraternita volle dedicare la Cappella del Rosario a Cristo Risorto, sostituendo la vecchia tela che raffigura la Madonna, con una statua di Cristo, acquistata a Lecce. Recentemente l’abside è stata messa in comunicazione, per mezzo di una piccola porta, con l’Oratorio della Confraternita.

Un notevole miglioramento si è avuto per l’opera silenziosa e tenace dell’Arciprete Tarantino che ha sostituito il vecchio battistero con un altro elegante di marmo, ha rinnovato la balaustrata e il pavimento, ha rimesso a nuovo la casa canonica, la sagrestia e le scale, ha arredato la Chiesa di banchi di noce e di nuovi pavimenti sacri ed ha in progetto altri importanti lavori. Imminente è la sistemazione sulla torre campanaria di un moderno orologio a tre quadranti con due campane e la sirena.

La Chiesa, che conserva qualche antica tela del 700 e due antichi busti che ricordano S. Nicola e S. Vincenzo, è adornata da parecchie statue: Madonna dell Grazie, SS. Vergine del Rosario, Addolorata, Immacolata, S. Nicola, S. Giuseppe, S. Francesco di Paola, S. Antonio, S. Vincenzo, Sant’Anna, S. Lucia, S. Michele, Santa Filomena, Sacro Cuore di Gesù, Cristo Risorto; vi si venerano infine due reliquie, una di S. Nicola e l’altra di Santa Barbara.

La Statua di S. Nicola fu scolpita in legno a Napoli nel 1855 a spese del Sac. Giuseppe Marino, mentre al restauro cooperò il Sig. Giuseppe Colao, nel 1895. La statua dell’Addolorata fu fatta nel 1858 a devozione del popolo di Pentone e per cura del Maggiore Francesco Dogelsana e della famiglia Pullano. La statua di Santa Filomena fu eseguita nel 1891 a spese del Segretario Comunale Antonio Coalo.

I Simulacri si S. Antonio, del S. Cuore di Gesù e della SS. Vergine Immacolata furono acquistati a Lecce Rispettivamente dal Sig. Francesco Anacreonte (1904), dal Cav. Vincenzo Capicotto (1910) e dall’Avv. Carlo Marini (1921)

Bernardo Pignataro, il citato artista calabrese che decoro la Chiesa fece la statua di S. Francesco, per devozione dei Pentonesi e del Procuratore Carlo Lobello nel 1902, quella di S. Lucia a devozione di Antonio Ferraro nel 1904, quella di Sant’Anna, per cura di Giuseppe Capicotto nel 1904, e quella di S. Vincenzo, per cura del Procuratore Vincenzo Colao nel 1910.

La statua di S. Michele, fatta a devozione di Antonio Marino, nel 1902, fu in seguito restaurata dal Procuratore Michele Marino.

Dalla sacra Immagine della Madonna del Rosario, che è di ottima fattura, non si hanno precise notizie, come anche non si conosce l’autore del simulacro di S. Giuseppe. Sappiamo soltanto che il15 marzo 1871 fu benedetta un statua del Santo che era stata scolpita in legno da un artista di Serra S. Bruno.

Si può concludere che oggi nella nostra Chiesa si Venera gli stessi Santi che erano venerati dai nostri padri nel 700 e nell’800.

Il colto per S. Francesco di Paola non può vantare lunga tradizione nel nostro paese, perché i Pentonesi, sempre profondamente devoti del grande taumaturgo calabrese, veneravano prima del 900 San Pranciscu a Fossato. Il giorno della festa in grandissimo numero si recavano nel vicino paese di Fossato, dove il Santo è stato sempre glorificato con particolare solennità, e si disputavano con i Fossatesi l’onore di portare a spalla il simulacro.

Con grande, attendibilità si può affermare che la cappella del Carmine, di cui si parla nei documenti del 700, sia stata costituita dalla procura dell’Addolorata, di cui si comincia a parlare solo nell’800. Dell’Antico culto rimane un segno, una tela che raffigura la Madonna del Carmine e che si trova appunto nell’attuale cappella dell’Addolorata.

Il culto di S. Lucia trasse incremento dalla devozione del pirotecnico Mastro Antonio Ferraro di Feroleto.

Infine, per completare la nostra trattazione, ricordiamo gli arredi sacri più antichi: l’ostensorio donato dall’Avv. Don Nicola Capilupi nel 1849 e due calici, di cui uno fu offerto nel 1843 da Don Giobbe Perricelli e l’altro, in onore di Maria SS. delle Grazie da Don Diego Capilupi nel 1856.

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